1890 Le origini.

Nel 1890, Domenico Pagnanelli, il bisnonno degli attuali proprietari del ristorante “Mingone”, acquisto’ nel centro del piccolo paese di Carnello, tre camere di un vecchio fabbricato in pietra con annesso giardino confinante con il fiume Fibreno. I locali furono adibiti a rivendita di generi alimentari. In verita’ si trattava di un vero e proprio “superalimentari”; allora, si vendeva di tutto! Prodotti locali come legna da ardere, olio, vino, frumento e prodotti nazionali acquistati sulle piazze di Roma o Napoli e qui trasportati per mezzo di carri trainati da cavalli. Da Napoli, Domenico importò anche il soprannome: Mingo, che in paese fu subito convertito in Mingone, per via della sua robusta corporatura.

L’Attivita’ rendeva bene, gli scambi commerciali si estesero alle città limitrofe, sempre piu’ prodotti venivano commercializzati. I Fornitori provenienti dall’Abruzzo, dalla Campania o dalla capitale, stanchi per il lungo viaggio, nei mesi estivi, trovavano refrigerio lungo la sponda del fiume. Le fredde acque del Fibreno ospitavano una gran quantita’ di trote e gamberi. La moglie di Domenico, Benedetta, ogni mattina mandava qualche garzone a pescare un po’ di questo pesce: le trote o le tinche le cucinava senza spezie, passate nella farina e fritte in padella o cotte in una teglia con olio e pomodoro o piu’ semplicemente ai ferri: i gamberi per lo piu’ fritti o al pomodoro per condire gli spaghetti. Negli anni immediatamente precedenti la Prima Guerra Mondiale, un cuoco al seguito di una nobile famiglia francese che risiedeva nella vicina Isola del Liri (in questa cittadina affluirono molti capitali francesi nell’industria della carta e della lana) mostro’ a Benedetta come preparare i gamberi secondo una ricetta francese: nacque cosi’ la zuppa di gamberi, un piatto raffinato dal gusto intenso e particolare, che segnerà la storia di questo locale.

Seconda generazione

Nel giardino furono ospitati i primi clienti: il menu era molto semplice: pesce del Fibreno, prosciutto locale, insalate e verdure di stagione e vino, un ottimo vino preparato nelle cantine di famiglia con uve acquistate nelle zone del Piglio. Intanto le attività crescevano e dopo la morte di Domenico i figli, oltre alla piccola trattoria, gestirono fino alla Seconda Guerra Mondiale: un frantoio, un molino, un forno per il pane e una piccola macelleria.

Terza generazione

Con la terza generazione, sul finire degli anni ’50, fu costruita una nuova sala sfruttando parte del giardino: le attivita’ si concentrarono sulla ristorazione. Il Marchese Rappini di Arpino, in soli tre giorni, realizzò un affresco con scene di vita ciociara su un’intera parete della sala: un soffitto a capriate realizzato interamente con grosse assi in legno di castagno ed un albero posto al centro della sala, contribuirono a rendere l’ambiente unico e meta obbligata per i viaggiatori, industriali e commercianti. Il ristorante conobbe così il periodo di maggior splendore.

Quarta generazione

La continua attenzione e cura verso il cliente ha portato la quarta generazione ad ampliare la struttura e l’offerta. Nasce così, per eventi di ogni tipo, un’ampia e luminosa sala Fibreno, le stanze un tempo residenza della famiglia vengono completamente ristrutturate ed adibite ad albergo ed a queste, in una dependance, se ne aggiungono altre, nuove e moderne. Nell’inverno 2016, da un’idea dei giovani figli dei titolari, nasce Il Bistrò, una realtà dedicata ai più giovani, realizzata in un ambiente informale e nello stesso tempo raffinato, ideale per consumare un pasto veloce sia pranzo che cena, sia per fermarsi e godere di un pasto fuori casa coccolati dal caminetto acceso e da un buon bicchiere di vino. A rendere l’atmosfera ancor più affascinante ed intrigante, la cantina, sotterranea e a vista, seleziona e custodisce gelosamente vini di assoluto prestigio.